Secondo il World Economic Forum, la creatività sarà l’abilità più richiesta nei prossimi anni, la skill più importante per il mondo del lavoro di domani. Non sarà più sufficiente essere efficienti, diligenti e competenti, non basterà la tecnica: bisognerà essere creativi.
La definizione di intelligenza
La creatività nella vita, nelle relazioni sociali, nel lavoro, è considerata una delle funzioni cognitive più importanti, alla base di ciò che definiamo intelligenza e cioè della capacità di risolvere problemi nuovi.
L’intelligenza presuppone la capacità di progettare il futuro oltre le condizioni contingenti e di adattarsi alle situazioni.
Il cosiddetto QI, il quoziente intellettivo, che normalmente viene utilizzato per valutare l’intelligenza di una persona, non considera la perseveranza, la curiosità, l’empatia, l’immaginazione e, appunto, la creatività. Queste capacità forniscono una definizione innovativa di ciò che significa essereintelligenti, che va oltre la classica valutazione delle competenze verbali, nozionistiche e logiche: intelligente è chi, anche in situazioni molto diverse, riesce ad adattarsi al contesto e a risolvere i problemi in modo originale ed efficiente.
Creatività significa connessione
La creatività è la capacità di intuire il nuovo e di risolvere anche i problemi più complessi, di organizzare conoscenze e comprensioni per dare vita a visioni nuove. Qualcosa che prima non esisteva irrompe nel nostro mondo e lo trasforma, modificando spesso la percezione del nostro tempo e il senso della vita.
La creatività è imprevedibile, è un processo dinamico che non dipende da una singola area del cervello, ma dalla interazione e dalla cooperazione di molte delle sue regioni, dalle connessioni delle reti neurali che aggiornano e rielaborano di continuo le impressioni ricavate dal mondo in cui interagiamo e dagli stimoli che riceviamo, per dare vita a forme nuove, a vie intuitive capaci di risolvere quei problemi che la logica razionale non è in grado di decifrare. Come affermava Steve Jobs: «Creatività significa semplicemente collegare cose».
La creatività è dei giovani
I più recenti studi cognitivi hanno evidenziato come gli atti creativi, oltre alla imprevedibilità e alla capacità di connettere informazioni diverse, presentano una caratteristica ben precisa che li accumuna tutti.
Ogni grande idea, ogni intuizione creativa nasce in condizioni di riposo, mentre non si è al lavoro su un problema, quando si è più distratti. Può accadere durante una passeggiata, sotto la doccia, guardando un film. Di colpo ci arriva un’idea, vediamo connessioni che sino a prima ci erano sfuggite: la creatività si manifesta.
La noia è la “madre” della creatività, intesa nell’accezione diotium otaedium vitae, come lo definì Seneca: in questa condizione è più facile entrare in contatto con noi stessi, avere intuizioni improvvise, trovare soluzioni prima impensabili.
Ecco perché il nostro sistema educativo e scolastico dovrebbe lasciare più tempo ai bambini e ai giovani per poter sviluppare la fantasia e l’immaginazione. La creatività non si può imparare o insegnare ma si possono creare le condizioni perché si manifesti liberamente.
I neuroscienziati hanno osservato, inoltre, che questa abilità si sviluppa nell’infanzia e raggiunge il suo culmine nell’età della giovinezza, tra i 18 e i 30 anni: durante questo periodo si assiste al maggiore sviluppo delle aree del cervello interessate dai processi collegati all’immaginazione e al pensiero astratto.
È necessario costruire una nuova visione di educazione che metta al primo posto la creatività e la capacità di risolvere i problemi e che sia in grado dipreparare i giovani al loro ingresso nel mondo del lavoro.
I leader di domani
Il Rapporto Giovani 2021 a cura dell’Istituto Giuseppe Toniolo evidenza come in Italia oltre il 40% dei giovani tra i 18 e i 34 anni viene assunto con contratti a tempo determinato. Un neolaureato italiano, inoltre, mediamente fa il suo ingresso nel mercato del lavoro con mansioni che spesso non corrispondono al suo livello di preparazione, percependo retribuzioni di gran lunga inferiori rispetto ai suoi coetanei che vivono negli altri paesi europei.
Nel nostro paese la cosiddetta curva delle retribuzioni sale esclusivamente in rapporto all’età, fino ad arrivare all’estremo del paradosso di pagare di più un dipendente nei suoi ultimi anni di carriera, quando la sua produttività è certamente inferiore rispetto a quella di un giovane collega.
Nella vicina Germania, al contrario, la tendenza è quella di premiare la creatività e la giovane età tanto che che è possibile raggiungere l’apice della carriera e delle retribuzioni negli anni di maggiore produttività, tra i 25 e i 40 anni.
Questi dati dimostrano come sia necessario attuare un radicale cambiamento non solo nel nostro sistema educativo ma anche all’interno del mondo del lavoro.
Investire nei giovani, nella loro creatività e nella loro formazione è il miglior investimento possibile per le nostre aziende: solo loro potranno permetterci di cambiare, innovare e crescere.
Il presente che stiamo vivendo ci prospetta sempre più un futuro distopico in cui nuove e decisive sfide richiederanno soluzioni diverse ai problemi e un profondo cambio di prospettiva. Non possiamo prescindere dai giovani, ci sono nuove mappe da disegnare, nuove mete da raggiungere.
Diamo spazio alla loro creatività, alla loro freschezza e al loro entusiasmo e in questo modo formeremo i leader che ci guideranno verso il domani.